Quando una tesi dà il via a una carriera | Intervista a Massimo Fornari

 

Ci sono storie professionali in cui i fili che connettono i punti sono lineari e senza inciampi. È il caso di Massimo Fornari, Head of Development (Payments & Mobile) nel nostro reparto IT, che è entrato in Fortech per il suo progetto di tesi e… non ne è più uscito.

 

Ciao Massimo, puoi presentarti ai nostri lettori e raccontare un po’ com’è andato il tuo ingresso in Fortech?

Certo, mi chiamo Massimo Fornari e lavoro alla Fortech dal lontano 2014 ovvero da quando ho iniziato a preparare la mia tesi di laurea per l’università.

Ricordo che avevo appena finito gli ultimi esami, quando mi è arrivata una proposta per fare una tesi in azienda. Sono venuto in Fortech a fare il colloquio, e in quell’occasione ci siamo accordati sull’argomento, che, tra l’altro è quello di cui mi occupo tuttora, ovvero il server di pagamento della Fortech. Per scendere nel dettaglio, quando sono arrivato In Fortech ho studiato i vari protocolli, la sicurezza, abbiamo messo in piedi un primo autorizzativo,a cui abbiamo agganciato quello che serviva per farlo funzionare e un’interfaccia.

Nel frattempo ho presentato la mia tesi e mi ricordo benissimo la domanda che mi fece il presidente di commissione durante la discussione di tesi: “Fornari, ma questa roba funziona?”. E Io risposi: “Funzionerà” o almeno lo speravo perché ancora non era stato rilasciato, ma sui nostri PC funzionava. Era una scommessa per tutti, infatti ricordo che il mio primo incentivo alla Fortech fu una carta privata con del credito dentro. Sulla carta c’era scritto: “Appena le farai funzionare potrai spendere questi soldi”. Non male come stimolo!

E di lì a breve il sistema è partito, prima con un impianto, poi con due, fino a che abbiamo deciso di creare internamente anche le interfacce ed è stato costituito il team.

La cosa divertente è che il tema che ha caratterizzato il mio esordio in Fortech è ancora oggi uno dei miei focus principali, nonché uno dei nostri progetti principali.

 

 

Un bellissimo caso di continuità scuola-lavoro! Hai mai riguardato quella tesi per vedere cosa è cambiato?

L’ho riguardata, diciamo ci sono alcune cose un po’ fantasiose. Mi sono reso conto che c’erano alcuni punti che erano più orientati al mondo universitario piuttosto che alla concretezza. Però sono soddisfatto di poter dire che quel sistema nato come una tesi universitaria, nel tempo è cresciuto, ha cambiato nome, ed è diventato quel sistema di successo per i clienti e gli utenti che è Fattura1Click! Dopo dieci anni quel progetto è ancora attuale.

 

Com’è stata l’evoluzione dei sistemi di pagamento in Fortech?

Nel corso degli anni il tema dei sistemi di pagamento è diventato sempre più importante per noi, sia perché è il cuore pulsante di Fattura1click, come ho avuto modo di accennare prima, sia perché lo abbiamo integrato anche nel sistema di loyalty per i clienti.

Oggi coordino un team composto da 7 persone e assieme ci occupiamo di tenere up and running questo sistema che è passato dal gestire un centinaio di transazioni nel primo anno, ad oggi che ne gestisce circa un milione, anzi, per essere precisi un milione e duecentomila al mese.

Posso quindi affermare che buona parte del nostro effort è rivolta a mantenere il sistema efficiente e farlo funzionare al meglio e mi riferisco anche alle app che ruotano attorno a Fattura1click. Poi ovviamente ci sono state e ci sono tutt’ora le varie modifiche evolutive come l’integrazione di nuove forme di pagamento – penso ad esempio al mobile payment, a Satispay a tutte le varie carte internazionali come, DKV, AS24, UTA, EUROWAG, EDC, MOLGAS, SHELL, ROMAC, SATISPAY e, non ultima, l’applicazione dei sistemi di pagamento per il mondo della ricarica elettrica. L’elettrico ci pone una sfida tecnologica notevole, perché comunque andiamo incontro a dei numeri che potenzialmente sono elevatissimi.

 

Qual è secondo te la sfida principale nel tuo ambito di lavoro?

Sicuramente riuscire ad essere sempre disponibili per riuscire ad avere la nostra applicazione sempre efficiente e funzionante. È facile capire il perché: quando c’è l’utente davanti al terminale che ha bisogno di pagare, di erogare, deve poterlo fare senza intoppi. Se il sistema di pagamento non è in grado di autorizzare la pompa, questo causa un disservizio e un disagio sia al cliente finale che a chi gestisce il la stazione di servizio.

Inoltre c’è una seconda sfida, che ritengo entusiasmante, ovvero di continuare a garantire il nostro standard di servizio anche con numeri che man mano stanno diventando sempre più importanti. Per capirci: l’anno scorso abbiamo approvato transazioni per un miliardo e cento milioni di euro!

La quantità di transato ti fa capire che se per caso i nostri sistemi si fermano anche solo per due ore, in gioco ci sono un sacco di soldi. È facile quindi capire quanta responsabilità sentiamo e quanto ci impegniamo per avere sempre un sistema solido e robusto.

 

In effetti l’infrastruttura tecnologica è importantissima…

C’è un tema di prestazioni, che sono strettamente connesse all’infrastruttura e c’è anche un tema di sicurezza.

Per quello che riguarda l’infrastruttura e le prestazioni è facile capire come possano essere legati, perché l’infrastruttura ti deve permettere di avere un sistema che sia efficiente e che risponda in tempi accettabili.

Il tema della sicurezza è cruciale, perché stiamo parlando di transazioni e movimentazione di denaro, quindi le frodi potrebbero essere all’ordine del giorno. Noi ci siamo attrezzati nel migliore dei modi affinché le comunicazioni e la cifratura dei dati avvengano in modo non fraudolento. Inoltre, in caso di problemi, tutto il team è sempre molto reattivo e veloce.

 

Oltre alla rapidità di intervento quali sono gli altri punti di forza della vostra squadra?

Noi cerchiamo di unire alla tempestività anche la qualità per riuscire a far si che il prodotto non degradi nel tempo. Voglio inoltre aggiungere tra le qualità anche la competenza, perché posso affermare che lavoriamo su un sistema piuttosto complicato e per alcuni versi anche delicato (se pensiamo all’impatto che possono avere eventuali problematiche). Non ultima è la capacità di portare innovazione all’interno dell’azienda. Abbiamo infatti abbracciato l’approccio della “continuous integration”, così da automatizzare i  processi di rilascio del software, perché, lasciatemi fare una battuta, alla fine le persone hanno la brutta abitudine di sbagliare, specialmente quando fanno cose ripetitive, mentre le macchine sono tipicamente bravissime a eseguire compiti ripetitivi.

In questo modo si riduce il margine di errore, si riduce lo stress e si guadagna tempo. Basta solo avere la pazienza all’inizio di dedicare il tempo giusto per iniziare, analizzare e revisionare i processi.

Vi faccio un esempio. Con il grande successo di Fattura1click la quantità di lavoro da fare sul sistema era mostruoso.

Era diventato impossibile fare rilasci, lavoravamo di notte per riuscirci. Allora ci siamo confrontati e ci siamo attrezzati tecnologicamente sia a livello di sviluppo, che a livello di infrastruttura, per spezzettare un po’ gli applicativi e farli girare in maniera ridondata, così che potessero essere rilasciati in maniera del tutto trasparente durante l’orario lavorativo. Questo ci ha permesso di tornare a lavorare a ritmi giusti e a garantire continuità di servizio. Tutto il processo è migliorato e ne hanno guadagnato anche le nostre vite personali.

 

A proposito di vita personale, tu sei anche papà.

Sì, sono papà, ho due bambini e quest’anno mi sono anche sposato! Diciamo che abbiamo fatto le cose al contrario, ma l’importante è l’obiettivo.

I miei figli sono piccoli, hanno rispettivamente 4 anni e 8 mesi e mezzo, quindi rimane ben poco per altro. La prima “vittima sacrificale” è stata la moto, che ho venduto perché mi spiaceva vederla lì ferma in garage da un anno. Poi ho comprato la bici ma sta facendo la stessa fine quindi ho ripiegato su una passione che si può fare anche in casa: degustare il vino. Ho infatti l’attestato di sommelier e così con gli amici passiamo qualche serata ad assaggiare un po’ di vini.

Inutile dire, vista la mia formazione un po’ nerd, che mi piace molto la tecnologia, e vorrei passare un sacco di tempo a stare lì a smanettare con un PC, programmare, fare cose, risolvere problemi, imparare cose nuove. Per fortuna questa è una cosa che riesco ad alimentare grazie al mio lavoro e non nego che ha un particolare effetto collaterale. I miei amici mi chiamano Wiki. Sono una specie di Alberto Angela della tecnologia, quando arrivo, per prendermi in giro, mi mettono la sigla di Superquark.

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